venerdì 11 aprile 2014

Gerda Taro

"Se le foto non ti sono venute bene vuol dire che non eri abbastanza vicino." 
(Gerda Taro)

Nel febbraio 1937 Gerda Taro si trasferì nella casa de Alianza, nel cuore di Madrid. La villa espropriata era usata dalla Alianza de Intelectuales Antifascistas per una serie di iniziative e offriva rifugio a scrittori e fotografi stranieri. Gerda Taro riuscì ad avere ospitalità alla Casa de Alianza grazie al giornale francese Ce Soir che la accreditò come fotografa corrispondente a Madrid. I fotografi documentarono la devastazione dei bombardamenti a Madrid e la vita quotidiana dei soldati della contraerea nelle trincee scavate per chilometri tutto intorno al quartiere dell'università. La Taro era sconvolta dalla vista di centinaia di corpi straziati, lei e Robert Capa fotografarono insieme l'epilogo di una straziante evacuazione di massa.


Le loro foto documentano persone sotto shock con lo sguardo assente, la guerra civile di Spagna - la distruzione di Madrid era uno spettacolo desolante, i crateri creati dalle bombe interi isolati distrutti.
Testimoniare la distruzione dei centri abitati e la popolazione costretta ad abbandonarli divenne centrale per il loro lavoro. Le case sventrate, la carta da parati intatta, le fotografie ancora appese alle pareti sono divenuti leggendari. I due emigrati  (Robert Capa e Gerda Taro) si erano incontrati e innamorati a Parigi nel 1934, per entrambi Parigi rappresentò un luogo d'esilio e di sogno; collaborarono per lungo tempo, affittarono un'appartamento accanto alla Tour Eiffel, di sera pensavano ai progetti comuni e scrivevano  i loro resoconti; la loro associazione professionale era basata su premesse paritarie, Gerda non ricopriva il ruolo della musa e non contava sul sostegno finanziario di lui. 
Parigi in nel giro di pochi anni diviene centro di raccolta di fotografi fuggiti dalla Germania nazista, Gisele Freund, Hans Namuth, Lisette Model, Fred Stein. Scarse le informazioni sui primi scatti di Gerda, i due non si potevano permettere di comprare pellicola e reagenti chimici per farne molti, spesso la macchina fotografica finiva nel banco dei pegni; nonostante tutti gli impedimenti Gerda ricevette una formazione fotografica seria sotto l'occhio vigile di Capa maestro esigente. Gerda appassionata di cinema e di riviste illustrate era preparata a un linguaggio visivo moderno. Gerda e Robert desideravano raggiungere l'obiettivo di diventare una coppia di fotografi indipendenti - Maria Eisner direttrice della Alliance Photo ricorda come i due fotografi l'avessero avvicinata e le avessero raccontato di avere scoperto un fotografo americano interessante (Robert Capa) e le mostrarono alcune foto, la Eisner le aveva riconosciute come di Andrè Friedmann e decise di stare al gioco; nella versione romanzata della loro vita pare che sia stata Gerda a sviluppare quella strategia per attrarre l'attenzione dei giornali francesi. 
La metamorfosi arrivò a compimento nel corso del lavoro di inviati durante la guerra civile spagnola. Un'interruzione significativa nell'attività della coppia e nella carriera della Taro si ebbe quando firmò un contratto col giornale Parigino Ce Soir; Gerda si trasferì a Madrid. 
Il suo desiderio era di utilizzare l'informazione per attaccare la politica anti interventista perseguita dalle potenze occidentali, il loro lavoro si concentrò sulla popolazione civile assumendo il ruolo di testimone di eventi catastrofici che scelsero di di documentare dal punto di vista delle vittime. Nel concentrarsi sulle persone Gerda utilizzava un linguaggio chiaro grafico pittorico, facce, gesti, gruppi, dettagli ridotti al minimo, il prima e il dopo azzerati: non è la massa che mette in primo piano quanto l'individuo o il piccolo gruppo assolutizzato astratto fino a divenire simbolo grafico. La percezione degli eventi di Spagna fu influenzata dall'estetica dei film sovietici influenzando di conseguenza la rappresentazione fotografica della rivoluzione. Gerda aveva visto i film sovietici; quei paradigmi radicati emergono nei suoi reportage come quando fotografò l'incrociatore da guerra repubblicana Jaime I nel porto di Almeria, Gerda rappresenta l'incrociatore e la sua ciurma attraverso l'estetica monumentale della Corazzata Potemkin di Sergei Eisenstein con inquadrature dall'alto, piani inclinati e spezzati tipici del costruttivismo. Gerda aveva finito tutte le pellicole,  chiese un passaggio sul predellino di una macchina che trasportava feriti, gli aeroplani volavano bassi e mitragliavano la strada; in quel caos la macchina venne urtata da un carrarmato e la Taro fu sbalzata dal predellino, morì il 26 luglio del 1937.





Ancora una volta mi emoziono, ripercorrendo la vita di Gerda Taro, fotografa ma anche donna che seppe vivere intensamente la sua vita, ebbe anche la fortuna di conoscere e innamorarsi di un uomo altrettanto interessante che seppe mettere a fuoco le capacità e la sensibilità di una donna speciale.

Peppa Modotti

5 commenti:

  1. Bellissimo. Bella la storia di Gerda che non conoscevo, e la collaborazione con Capa, importante reporter, fotografo di guerra. La loro storia, l'amore, Parigi a fari da sottofondo, sempre sensuale e romantica. Grazie Peppa. Grande lavoro

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  2. Grazie Peppa perché ci parli di una donna che non tutti conoscono, spesso passano alla storia più gli uomini. Eppure qui è palpabile l'importanza del lavoro di questa persona.

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  3. Non conoscevo la Taro, ma sto scoprendo che mi piacevano e mi piacciono delle sue foto!
    Che vita che ha condotto: veramente invidiabile! ... il mondo sarebbe diverso se le donne fossero tutte come lo fu lei, invece ancora, nel terzo millennio siamo oggetto: usano il nostro corpo per pubblicizzare qualsiasi inutilità.
    Grazie Peppona, mi piace molto questa lattina.
    L.I.

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  4. Sto cominciando a interessarmi alla fotografia attraverso la storia e la tua latta mi piace un sacco, molto interessante. Mi ha colpita la frase iniziale Se le foto non ti sono venute bene...l'importanza "delle distanze" fondamentale.
    Nina

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